Al principio

Nel Milleottocentonovantotto il giovane Fortunato Giulianelli, mio bisnonno, era il titolare di questa fiorente attività. Qui a Dogana era l’unica nel suo genere e a quel tempo, Dogana, era una vera Dogana tra due Stati.

L’Italia era unita da poco, Garibaldi con il suo piccolo esercito aveva trovato rifugio da noi appena cinquant’anni prima e se ne parlava come se fosse accaduto da pochi giorni, e la Serenissima Repubblica di San Marino, “San Maroin” nel nostro dialetto, aveva ancora una struttura economica basata essenzialmente sull’agricoltura.

Ma qui, a Dogana, da Giulianelli si poteva trovare veramente ogni cosa buona da bere o da mangiare.

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La Ferrovia

Quando poi nel 1932 arrivò la ferrovia che dalle Tre antiche Torri su in Città scendeva fino a Rimini, cominciò decisamente una nuova epoca.

La stazione di Dogana si trovava a poche decine di metri dal negozio e il grande via vai di quei veloci treni elettrici diede un forte impulso anche alla nostra attività. Nel frattempo era nonno Giuseppe, sempre Giulianelli ovviamente, figlio di Fortunato, ad aver ereditato le redini di questa rivendita di vini e liquori e generi vari, e dove non arrivava lui c’era la sua giovane moglie, Gilda, mia nonna.

C’era anche la trattoria, con i piatti tipici preparati dalle mani sapienti di alcune delle donne che abitavano le case sparse nella campagna qui intorno.

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La "Signora Gilda"

Dopo la guerra poi si aggiunse anche la balera che accompagnò con un po’ di allegria gli anni della ricostruzione e della nascente economia di questo piccolo e orgoglioso paese.

Era gente tutto il giorno, fino a notte tarda, animata dalla frenetica vitalità che guardava finalmente ad un mondo nuovo. Venivano da ogni dove per trovare bottiglie “speciali”, e qui si fermavano volentieri a fare due chiacchere con la “signora Gilda”, a bere un buon bicchiere e a mangiare un piatto di tagliatelle col ragù che cuoceva lungamente a fuoco lento fin dalle prime ore del mattino.

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Il Vino di Giulianelli

I camion transitavano giorno e notte carichi di vini e alcolici di ogni tipo che arrivavano da posti esotici, dall’Alt’Italia e, ovviamente, dalla Bass’Italia, come ancora si diceva. Mio nonno Giuseppe li andava a cercare in lunghi viaggi estenuanti sulle strade polverose degli anni cinquanta spinto dalla passione per i sapori e i profumi che scopriva ogni volta in ogni angolo del Paese, avventurandosi in mezzo ai vigneti da cui allora ognuno creava il proprio vino.

E ovviamente non poteva mancare il vino di Giulianelli, ricavato dall’uva delle colline sammarinesi. Nelle nostre cantine custodiamo gelosamente ancora oggi alcune di quelle vecchie botti. E poi c’erano amari sconosciuti, liquori profumatissimi di tutti i colori, fatti da mani esperte con ricette di famiglia tramandate da generazioni, e dolci e specialità gastronomiche con gusti meravigliosi.

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Antica Rivendita

Nel frattempo la vita scorreva, la “Serenissima” assaporava finalmente una forte e fortunata espansione economica, un nuovo Gianfortunato, figlio di Giuseppe, arrivava alla guida della nostra attività all’inizio degli anni ’70, affiancato pazientemente dall’amata Enza, e Giulianelli, oramai a pieno titolo Antica Rivendita, era decisamente avviata alla specializzazione nel settore di cui vantava, e vanta ancor oggi, l’impressionante offerta di bottiglie di vini, liquori, amari, birre e ogni altra bevanda fermentata o distillata che sia.

Basti dire che sui nostri scaffali si trovano in bella esposizione quasi mille differenti etichette di whisky.

A voi immaginare il resto.

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L'Enoteca Oggi

Oggi ci sono io, Marina, sì, una donna, figlia di Gianfortunato e di Enza e della storia dell’Antica Rivendita Giulianelli che ho qui raccontato, cresciuta tra questi muri, tra queste bottiglie, dove fin da piccola correvo giocando con mio fratello Giuseppe, nascondendomi tra le gonne delle clienti per sfuggire agli immancabili rimproveri.

Li ho annusati tutti, assaggiati tutti, come si dice, ho degustato ogni vino, ogni liquore, ogni raffinata prelibatezza passata sui nostri scaffali e così ho maturato nel tempo la stessa passione che fa battere il cuore di mio padre e prima di lui quello di suo padre e prima ancora quello del padre di suo padre. Il mio bisnonno Fortunato.

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